Viterbo – “Pirati della bellezza ha riacceso il motore delle attività culturali in città e nella Tuscia”. Il festival della parola e del pensiero ha chiuso la sua prima stagione. Carlo Galeotti, direttore di Tusciaweb e fondatore dei Pirati, tira le somme dell’intera manifestazione. Prossimo appuntamento a ottobre, con una nuova edizione del festival.
Lo rifaresti il festival tornando indietro?
“È stato molto faticoso, nonostante che abbiamo inserito nuove persone nella gestione di tutta quanta la manifestazione. Persone che vengono dalla casa editrice e dal giornale. Tornassi indietro non so se lo rifarei. So invece che vogliamo andare avanti. Stiamo pensando di fare una nuova edizione di Pirati della bellezza. In maniera differente e a partire da ottobre. L’autunno è la stagione dei festival dei libri. Bisogna solo evitare di accavallarsi con Mantova piuttosto che con Torino. Non per una questione di concorrenza, ovviamente, semplicemente per evitare di non avere gli autori”.
Quali sono stati i principali risultati del festival?
“Un risultato importante è il livello di pubblicità che abbiamo dato all’intera operazione. E questo è importante soprattutto per gli sponsor che così vedono rilanciato il loro marchio. Ad esempio abbiamo distribuito 30 mila brochure del programma in tutta la città e in provincia. Sono stati fatti una sessantina di articoli da parte di Tusciaweb, una testata con cui entrano ogni giorno in contatto oltre 150 mila persone, tra social e sito. Alla fine, sommando tutti i giorni del festival, sono stati creati sostanzialmente milioni di contatti. Noi non abbiamo finanziamenti pubblici. A finanziare il festival sono i privati che a loro volta scelgono di fare investimenti buoni e di qualità, cioè investimenti che possano creare nuovi contatti per le loro attività. Oltre all’on line ci sono stati manifesti che sono rimasti affissi dal 7 ottobre all’11 febbraio”.
Quali sono stati invece i numeri del festival?
“Innanzitutto i libri che sono stati distribuiti dall’organizzazione. Circa 500 sono stati quelli regalati alle persone che sono venute grazie all’iniziativa del Libro sospeso. Hanno poi partecipato ai 9 eventi realizzati quasi un migliaio di persone, tra l’auditorio di Unindustria e le Terme dei Papi. E almeno 500 persone le abbiamo dovute rimandare a casa per la normativa anti Covid”.
Quale è stato l’impatto sulla città di Viterbo?
“La cosa principale: I Pirati della bellezza ha riavviato tutte le attività culturali in presenza della città. La nostra preoccupazione iniziale è che le persone non venissero più agli eventi, abituati in questi due anni allo streaming e timorosi a muoversi. Paura che, fra l’altro, stanno sperimentando molti ristoratori e molte altre attività perché ormai dopo le 7 di sera la gente che esce è veramente poca. Il festival ha riavviato l’idea delle attività culturali in presenza, e questo è stato un risultato importante per tutti. Temevamo anche che alcuni autori, proprio per la situazione che stiamo vivendo, non volessero nemmeno venire. Alcuni li abbiamo dovuti convincere”.
Quali sono stati gli autori preferiti?
“Mi sono sentito molto in sintonia con Giampiero Mughini perché insieme abbiamo vagliato tutta la questione di Lotta continua e il caso Calabresi. Questione che da sempre mi sta a cuore. Poi con Mughini abbiamo anche molte cose in comune. Tra queste il collezionismo. Infine, con lui c’è pure un legame dettato dall’emozione, quando in casa editrice ci ha lasciato scritto una dedica, riferendosi anche alle due biblioteche che abbiamo nelle due sedi: ‘In questo antro di Viterbo mi sembra di stare a Parigi”, riferendosi alla Galeotti editore. Detto da Mughini fa piacere. Abbiamo poi avuto il piacere di regalargli un libro che non aveva, Playdux, un volume non facile da trovare. Un’altra persona molto interessante è stata Massimo Nava. Una presentazione bella dal punto di vista professionale e dell’argomento. Merkel. Abbiamo incontrato uno degli ultimi grandi inviati classici della storia del giornalismo. Una figura che, con l’avvento delle nuove tecnologie digitali, sostanzialmente non esiste più. Un grande giornalista presente su tutti gli scenari internazionali più importanti dell’ultimo secolo. Infine, Mariangela Pira, una giovane giornalista che ha lavorato in quasi tutto quanto il mondo, e l’ex presidente della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick, una delle cariche dello stato più importanti dello stato. Un uomo interessante anche dal punto di vista della sua storia perché fa riferimento a quella storia del cattolicesimo italiano che ruota attorno alla cultura francese di Maritain e Mounier. Il che vuol dire Paolo VI e, assieme a lui, Aldo Moro”.
Cosa ti ha insegnato l’esperienza dei Pirati?
“La prima è la curiosità. Mi ha insegnato la curiosità per le persone. Ed è la curiosità che, a livello giornalistico, ti fa lavorare. Abbiamo incontrato persone estremamente interessanti. Universi che scopri di volta in volta. Persone che in televisione senti parlare per qualche minuto e che invece durante il festival hai potuto ascoltare per più di un’ora e mezza, durante la quale hanno spiegato in maniera approfondita la loro posizione e la loro esperienza. Tutti gli autori li abbiamo poi portati a cena al Gargolo, in pieno centro storico. Un quartiere che molti autori non conoscevano nemmeno. Neanche quelli che a Viterbo ci sono venuti più di una volta, come ad esempio Mughini, rimasto affascinato dal duomo e dal palazzo dei Papi che non si era mai soffermato a guardare. Fra l’altro Mughini non sapeva neanche che a Viterbo fosse stato girato i Vitelloni, e questo la dice lunga su quanto la città non sia ancora in grado di valorizzare pienamente le proprie risorse. Neanche quando si tratta di Fellini, oppure di Pasolini. Infine, la cosa più significativa che ho imparato, me l’hanno insegnata gli sponsor. Non solo sono stati vicini al festival, sostenendolo concretamente, ma hanno dimostrato di voler investire in qualità e soprattutto nel rilancio culturale del territorio. Un investimento coraggioso, considerando in particolar modo la fase Covid che non è finita e le conseguenze che ha già provocato”.
Cosa manca secondo te a Viterbo per poter tornare ad essere la città dei festival?
“C’è stato un momento in cui Viterbo è stata la città dei festival. E lo è stata soprattutto ai tempi del sindaco Giulio Marini. Tuscia Opera Festival, Caffeina, Tuscia Film Fest, Giallo e tante altre iniziative. Marini, e gli va riconosciuto, è riuscito a far convivere tante anime culturali presenti allora in città. Dopodiché i festival sono spariti uno dopo l’altro oppure si sono ridotti di dimensione. Unica eccezione il Tuscia Film Fest che va detto con la sua realtà berlinese è sempre più solido. E questo, va detto, è u merito di una persona seria e intelligente come Mauro Morucci, che sa scegliersi i collaboratori giusti. Per tornare ad essere la città dei festival, ci vorrebbe un minimo di tolleranza in più e ci vorrebbe che chi fa attività culturale non si aggrappasse mani e piedi ai finanziamenti pubblici”.
Il prossimo anno Tusciaweb compie vent’anni, quali sono le primissime somme che tiri in vista di quest’anniversario?
“Dico sempre che le fortune di Tusciaweb derivano tutte dall’ex sindaco di Viterbo Giancarlo Gabbianelli… per tutti gli scontri che abbiamo avuto con lui. Ce lo siamo detti anche con Giancarlo, un personaggio politico vero. Con tutti i pregi e tutti i difetti di un personaggio politico vero. Mai avrei sospettato che a Viterbo si potesse creare uno dei giornali on line italiani più grandi. Questo è il dato reale: Viterbo ha dato vita a uno dei giornali on line più importanti del centro Italia. Per fare un esempio: il Tempo, giornale che ha una importante storia, on line è molto più piccolo di Tusciaweb come numero di lettori. Due dati mi sembrano poi significativi. Ogni giorno con tutto il sistema Tusciawebentrano in contatto circa 140mila persone. Un dato veramente impressionante è quello del nostro canale Youtube che ha raggiunto un numero di visualizzazioni di oltre 12 milioni e mezzo“.
Daniele Camilli